Chi ha creato il debito pubblico?
I lavoratori e i pensionati con le loro spese folli?
No. Il debito è figlio sopra tutto di scelte politiche, dell’evasione fiscale, dei condoni, della corruzione, degli stipendi di alcuni manager che toccano 400 volte lo stipendio di un operaio, dei tassi iniqui chiesti dai creditori internazionali, dei salvataggi delle banche per coprire le perdite prodotte dalla loro spericolata ricerca di profitti.
Chi paga il debito pubblico?
Noi, lavoratori, pensionati, precari e disoccupati. È giusto?
L’austerità e i tagli previsti con la scusa del debito sono impraticabili. Prevedono un sacrificio annuo del 5% del prodotto interno lordo (pil), pari a 40 miliardi. In presenza della recessione, con il pil che scende, la possibilità di aggiungere un ulteriore calo del 5%, semplicemente non esiste. Non è neppure questione di sapere se sia giusto o sbagliato. Non si può fare.
La strada per uscire dalla crisi è diversa. Come hanno fatto Islanda, Ecuador e Argentina, anche noi possiamo stabilire una graduatoria di rimborso dei crediti, pagando subito la parte in possesso delle famiglie (in Italia il 13% del totale), rinviando quelli in possesso di banche nazionali ed estere, cancellando quelli in possesso di truffatori e speculatori.
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