UN TITOLO FANTASTICO ED EVOCATIVO, UNA DEDICA ALLE NOSTRE RADICI
Si ringrazia Irene di Jorio, che con garbo e disponibilità ci ha aperto le pagine dell’archivio della madre Laura Lasagna, permettendoci di inserire i suoi documenti.
Il nome “Baia del Re” della nostra biblioteca è fortemente legato alla storia e agli abitanti del quartiere in cui è nata.
Una storia che inizia alla fine degli anni ‘30, in epoca fascista, quando, in seguito all'abbattimento di diversi Borghi del quartiere Oltretorrente, gli abitanti di alcuni di questi borghi (“Minelli”, “Carra”, dei “Cappuccini” e “Basilide”), considerati più sovversivi, furono instradati verso la zona rurale a sud della città, inospitale e paludosa e verso altre aree periferiche e non urbanizzate. Qui erano stati costruiti “I Capannoni”: fabbricati con tetto a capanna, costruiti in massima economia, con lavanderia e bagni in comune.
“I “capannoni” della Navetta erano decisamente i più segregati rispetto ad altri che si presentavano meno lontani dalle attività industriali poste a Nord del centro urbano. Sorgevano, infatti, a Sud della nostra città, in quell’area delimitata dai torrenti Parma e Baganza, un luogo inospitale, privo di ogni servizio e verso il quale non puntava nessuna pianificazione economico-produttiva. Era una zona completamente staccata dal centro cittadino, ideale come contenitore ermetico per una popolazione “indesiderabile”.
Ben presto, la parola "capannoni", nel gergo locale finì per indicare indistintamente sia le abitazioni che i suoi abitanti, con un'accezione spregiativa, per indicare una persona rozza e volgare.
Foto tratta da...
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La storia degli abitanti della Navetta, si lega poi ad un’altra vicenda famosa di quegli anni: l’impresa del dirigibile Italia che nel 1928 si diresse verso il Polo Nord guidato dal generale Umberto Nobile. Le imprese di Nobile e del suo equipaggio, raccontate da Radio Londra, grazie all’emittente situata nella King’s Bay (la Baia del Re),Spitsbergen, lasciarono il mondo con il fiato sospeso: sorvolato il Polo Nord, l'aerostato incontrò una perturbazione che ne deviò la rotta e si schiantò sul ghiaccio a circa due ore di volo dalla King’s Bay.
“Tre fra i superstiti tentano di tornare alla Baia del Re in cerca d’aiuto, ma di loro non si seppe più nulla. Nobile e gli altri trovano invece un rifugio nella famosa “tenda rossa”, sui ghiacci spinti alla deriva dalla corrente polare. Da qui lanciano l’S.O.S che viene ricevuto dalla stazione “radio”3 posta nell’ultimo lembo di terra, la “Baia del Re”, appunto. La vicenda è seguita con ansia da tutto il mondo: da questo momento tutte le notizie sugli eroi sperduti ai margini del pianeta provengono dall’emittente collocata alla Baia del Re.”
Le imprese di Nobile e del suo equipaggio, che con coraggio e con la forza della solidarietà erano riusciti a salvarsi, furono prese come esempio dagli abitanti dei capannoni
della Navetta, che in queste vicende si riconobbero un’affinità con la loro condizione: per questo motivo, in segno di riscatto, iniziarono a denominare la zona in cui abitavano "Baia del Re" (“Baia dal Re”, in dialetto parmigiano).
Il nome si diffuse e ben presto la città intera iniziò ad utilizzarlo.
Quando, nel 1999 la Biblioteca aprì i battenti, si decise di intitolarla al primo nome che il quartiere Montanara aveva assunto: “Baia del re” appunto, per dedicarla soprattutto a coloro che per primi lo avevano abitato, con sacrifici e difficoltà.
Nel primo logo, viene rappresentato il ponte della Navetta:
Oggi come allora, la Baia del Re vuole essere un approdo che non dimentica le sue solide radici: il suo nome, volutamente ancorato alla storia del quartiere, ricorda il valore che la biblioteca ha avuto per le persone che hanno vissuto e vivono qui, che ne alimenta la crescita culturale e la socializzazione. Un luogo di aggregazione aperto a tutti e la cui nascita è stata desiderata fortemente dalla scuola e dalla città, con la partecipazione di genitori, insegnanti, alunni ed esperti esterni, fin dai suoi primi passi.